mercoledì 2 marzo 2011

Storie "Da piccoli palpiti"

La lenta carovana prese a muoversi. Davanti un pigro trattore, di quelli che lanciano terra da ogni parte, e a seguire le piccole auto nervose. Proprio in mezzo alla fila c'ero io, con le mani piantate sul volante di un vecchio peugeot disel (quasi più rumoroso del trattore).
Il mio fidato rottame aveva trascorso con me 13 anni e 300.000 Km e lì dentro si era accumulato tutta la mia esistenza, dispersa tra gli angoli dell'abitacolo, così in disordine come era trascorsa.
Amo quella macchina!
La fila si fermò di colpo, era impossibile vedere oltre quel trattore; pensai a chissà cosa era successo. Fu un attimo e dal cofano si alzò una fitta nebbiolina bianca. Era la ventola, mi tormentava da due anni, non era servito nè cambiarla, nè supplicarla di funzionare. Balzai fuori dall'auto e con uno stanco movimento mi precipitai ad aprire il cofano, senza pensare svitai il tappo dell'acqua e un gaiser di vapore mi colpì in pieno la mano. Urlai dal dolore e solo allora mi accorsi che la fila si era dileguata. Tutti mi sorpassavano, mentre da un finestrino un bambino con un orribile berretto da basket rideva divertito.
Era la mia macchina e la odiavo, come odiavo la mia vita. Accolsi la mia mano dolorante e arrossata nell'altra e potei solo sussurrare: Buongiorno, Buongiorno Arturo.

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