sabato 19 marzo 2011

fantasy 1

Dal suo corpo salì un bruciore intenso che lo avvolse, così intensamente da non fargli sentire il dolore delle ferite. Aveva perso molto sangue, ma la sua mente era lucida, tanto da capire che presto sarebbe stata la fine.
“io sono giunto alla mia ora” – sussurrò senza accorgersene – “ma il mio potere mi sopravvivrà” . il vecchio mago ebbe un sussulto e la larga tunica si rianimò. Impugnò il suo bastone, lo conficcò a terra nell’attimo stesso in cui dal cielo esplose un lampo che illuminò a giorno la grotta.
La luce lo aveva investito e per un attimo egli stesso era atterrito per l’ombra sottile delle sue artritiche braccia protese verso l’oscurità dell’antro.
Il sangue aveva ripreso a sgorgare denso e vivace, accumulandosi in pozze sul pavimento della caverna. Nell’antro buio continuava a rimbombare il temporale e il mago d’un tratto fu preso da un brivido di freddo e dal desiderio di morire da uomo comune, ma egli stesso sapeva che il suo potere era indispensabile alla sua gente per essere disperso nel nulla.
Alzò le braccia per dirigerle verso l’amuleto che aveva fissato sopra il suo bastone. Gli occhi fiammeggiarono e una possente aurea si irradiò dal suo corpo, mentre dalle sue labbra, appena percepibili, si distinguevano parole arcane.
All’esterno piombavano a ripetizione tuoni e lampi, mentre si era alzato il tagliente vento del nord che fece rabbrividire e ululare all’unisono i molti lupi delle foreste.
Un ultimo lampo improvviso illuminò la caverna e poco dopo entrò nella caverna un possente e famelico lupo dal manto bianchissimo. Aveva fiutato le tracce del mago e le aveva seguite spinto dalla fame. Con un balzo si avventò sulla carcassa dello stregone, che si dissolse al primo tocco della fiera. Lo stregone, divenuto una statua di sale, era ormai solo polvere. Sorpreso e stupito il lupo era rimasto nella nuvola di polvere senza capire. Del potente maestro di magia dei due mondi non rimaneva nulla, se non un mantello lacero e sporco di sangue, e il suo bastone conficcato nel terreno con sopra un piccolo ciondolo di giada finemente lavorato
La polvere cadendo aveva ingrigito il candido mantello del lupo. La belva costretta a respirare e inghiottire il fitto pulviscolo abbassò il muso che subito si tinse di rosso. La fame e l’eccitazione lo fecero beve con avidità da una piccola pozza riempita dal sangue del mago.
Il lupo bevuto e respirato delle spoglie dello stregone, come animato da una forza irriducibile, si drizzò sulle zampe anteriori e raccolse delicatamente il ciondolo tra le sue fauci.
Il sortilegio ero riuscito o meglio la prima pietra era stata posta; forse per il Regno di Acrabad una speranza ancora esisteva.

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